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Sensori commestibili, la sicurezza alimentare parte dalla tecnologia

Come si può facilmente intuire, sicurezza e benessere vanno di pari passo e la tecnologia svolge e svolgerà un ruolo fondamentale in tal senso. Non è certo l’unico settore dove l’evoluzione tecnologica sta diventando parte integrante della vita di tutti i giorni. Basti pensare a piattaforme dedicate all’intrattenimento, come netbet.it, che ormai sono sempre più coinvolgenti e all’avanguardia, facilmente accessibili anche dai dispositivi mobili.

L’ultima innovazione in ordine di tempo si deve all’attività di un gruppo di ricercatori italiani, che ha creato il primo sensore commestibile che è in grado di compiere un’operazione del tutto particolare. Ovvero, ha la capacità di segnalare se si sono verificate delle anomalie nel corso dello scongelamento dei vari cibi.

Un prototipo unico al mondo

Effettivamente, fino a questo momento non si era mai sentito parlare di sensori commestibili. Ebbene, si tratta di un prototipo che è stato realizzato da parte del Center for Nano Science and Technology del CNST-IIT di Milano. Lo studio in questione ha trovato spazio sulla ben nota rivista ACS Sensors.

Il gruppo di ricerca, capeggiato da Mario Caironi, ha compreso come questo tipo di proposta possa fare da apripista per una tecnologia molto più sicura e meno costosa da usare in campo alimentare. L’obiettivo, come si può facilmente intuire, è quello di diminuire il più possibile gli sprechi e, al contempo, aumentare il livello di sicurezza dei cibi. Scendendo un po’ più nello specifico, questo speciale sensore commestibile dovrebbe essere impiegato nella catena del freddo non solo di tanti alimenti, ma anche dei medicinali.

Le caratteristiche del sensore commestibile

Tutto merito dei vari materiali con cui questo sensore commestibile è stato creato. Si tratta di sale da cucina, acqua e tutta una serie di altri minerali. Ebbene, proprio grazie all’uso di tali “ingredienti” si è trovata la combinazione giusta, grazie alla quale il sensore non va a modificare in alcun modo l’alimento con cui si va a incontrare.

Non solo, visto che si caratterizza per quella che si può definire a tutti gli effetti come un’autoalimentazione. In tal senso, il sensore va a fare leva su quelle che sono le proprietà elettroniche dei vari liquidi e sali di cui è composto. Interessante notare come tale prototipo sia formato da un blocco di cera d’api: al suo interno una sorta di cella galvanica, che ha la capacità di produrre corrente elettrica nel momento in subisce lo scongelamento.

Fondamentale anche l’azione di un sistema indicatore colorimetrico che modifica il suo colore, in modo irreversibile, dal viola fino al blu nel momento in cui la cella galvanica si attiva per la produzione di corrente elettrica. Il gruppo di ricercatori ha capito che questo sistema di indicatore colorimetrico è efficace grazie all’uso del succo di cavolo rosso.

Un meccanismo che, nel suo complesso, offre la possibilità di avvisare nel momento in cui un certo cibo viene scongelato per colpa di qualche malfunzionamento o errore, una problematica che è molto più diffusa di quanto si possa pensare nell’ambito industriale. Non solo, dato che torna utile anche per il grossista, così come per il consumatore, per capire quando l’alimento è stato scongelato in modo parziale oppure ricongelato. Tutto questo è possibile per via delle caratteristiche di questo sensore commestibile. Sì, dal momento che le reazioni del sensore si verificano al raggiungimento di una temperatura che può essere impostata tra lo zero termico e -50 gradi. In che modo si può regolare tale aspetto? Semplicemente modificando il tipo di sali usati oppure la loro percentuale. Un altro grande passo in avanti nell’ambito della sicurezza alimentare: il futuro, probabilmente, sarà ad appannaggio di tanti prototipo in tutto e per tutto commestibili e biodegradabili.

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